So 16.06.2024 • Tessin
Partendo da Cimalmotto, si passa per la chiesa centrale per poi salire in direzione della croce, il sentiero prosegue diritto a tratti su strada sterrata e asfaltata fino al bivio dove passiamo a sinistra sopra il ponte e il riale, il sentiero di destra prosegue per Quadrella.
Arrivati a Fontanella, ultimi stabili prima di entrare nel bosco, che terminerà quando arriveremo al Ri di Magnello. Qui si sale in direzione dell’Alpe di Magnello dove faremo la pausa pranzo.
L’alpe presenta delle peculiarità molto interessanti nel contesto del paesaggio rurale della Vallemaggia, e dal profilo architettonico (struttura del nucleo tipicamente a casadella e cioè caratterizzata da numerosi stabili di proprietà privata in cui ogni famiglia accudiva il proprio bestiame e faceva il proprio formaggio), geografico (confine con l‘Italia non definito da uno spartiacque) e paesaggistico (adagiato su un terrazzo naturale rivolto a sud-est da dove si gode uno stupendo colpo d‘occhio sulle montagne situate tra la Rovana e l’Onsernone).
Il paesaggio di Magnello è anche caratterizzato dalla presenza di suggestivi pascoli alberati con larici secolari, da alcuni geotopi e biotopi di grande valore e dal bellissimo nucleo dell’alpe caratterizzato da numerose testimonianze dell’architettura rurale di un tempo.
La zona dell'Alpe di Magnello, tra il 18mo e 19mo secolo, fu ampiamente interessata all’estrazione della pietra ollare. I luoghi principali d’estrazione erano Fontanella, alla Costa di Magnello e al Piano dei Turnitt, luogo che deve il suo nome proprio al fatto che in loco erano presenti uno o più torni per la lavorazione della pietra ollare.
Poco a monte delle ultime cascine dell’Alpe è evidente un grosso masso di pietra ollare sulla cui superficie sono scolpite numerose tracce di estrazione. Secondo gli studiosi qui furono estratti centinaia di cilindri per la produzione di oltre 2000 laveggi e vasi. Suddetta cava di pietra ollare è un bene geologico e una testimonianza etnografica di inestimabile interesse e valore, pertanto è protetta a livello nazionale.
Progetto e recupero. Nel 1950 c’erano ancora 11 famiglie che trascorrevano l’estate sull’alpe. Poco prima del 1990 l’ultimo alpigiano depose i suoi attrezzi e abbandonò l’alpeggio, alcuni edifici erano ridotti a ruderi. Alcuni anni dopo l’alpe è di nuovo in funzione per la stagione estiva, gestito dalla famiglia Senn titolare dell’azienda agricola bio di montagna “Munt la Reita” di Cimalmotto.